ROMA – “In Italia il settore dei podcast vale attorno ai 30 milioni di euro. Diciamo che per arrivare a 100 milioni di euro ci vorranno probabilmente due anni”. Questo il pronostico di un ottimista Raimondo Zanaboni, amministratore delegato della Manzoni, concessionaria pubblicitaria controllata da Gedi.
I DATI DI IPSOS
Sicuramente i dati dI Ipsos per il 2022 sui podcast sono incoraggianti: gli utenti che hanno ascoltato almeno un podcast nell’ultimo mese, al momento della rilevazione, sono 11,1 milioni, in crescita rispetto ai 9,3 del 2021.

I PUNTI DEBOLI
Nonostante l’andamento positivo negli ascolti e nei ricavi dei podcast, il settore ha i suoi punti deboli, che rendono le previsioni meno rosee. In primo luogo, manca un arbitro, cioè un organismo terzo e indipendente capace di certificare quali siano gli editori e i singoli podcast più apprezzati dal pubblico. In sostanza, manca un Auditel.
I RICAVI NON DECOLLANO
In secondo luogo, ricorda lo stesso Zanaboni, il mercato dei podcast si finanzia solo con la pubblicità. Tuttavia gli ascolti stanno aumentando molto più velocemente rispetto agli investimenti della pubblicità. La conseguenza è una diminuzione dei guadagni per i produttori di podcast, in modo particolare per colossi come Spotify ed Amazon. Infine, i podcast sono tutt’ora un prodotto dai bordi sfumati. Il successo di prodotti ibridi – video più audio, come Muschio Selvaggio di Fedez e One More Time di Luca Casadei – mette in discussione il format stesso. La domanda che ora si pongono gli investitori è su quale tipologia di prodotto scommettere.

LA STRATEGIA DI GEDI
Ad ogni modo, per una società con un polo radiofonico importante come Gedi, il podcast risulta un utile strumento. “Con i podcast possiamo essere molto più verticali e specifici, per target di nicchia diversi da quelli dei programmi radio tradizionali”. Queste le parole di Linus, direttore editoriale del gruppo Gedi, che aprono la strada a nuovi investimenti nel settore.
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