ROMA – Gedi, editore della Repubblica e della Stampa, guarda con immutata convinzione alla produzione di podcast, mercato che valuta in espansione. Raimondo Zanaboni – amministratore delegato della concessionaria pubblicitaria Manzoni, controllata da Gedi – stima che «in Italia il settore dei podcast vale circa 30 milioni di euro». Ma entro due anni si attesterà a 100 milioni.
LE TRE RADIO
Per consolidarsi nel podcasting, Gedi sfrutta la conoscenza di questo settore, che gli deriva da Radio Deejay, Radio Capital ed M20, le emittenti di proprietà del gruppo.
Spesso i podcast sono programmi radiofonici riadattati. Altre volte i podcast entrano nel palinsesto classico delle radio. Spiega Linus, direttore editoriale delle radio di Gedi: «In estate abbiamo coperto parti di palinsesto di Radio Deejay con alcuni podcast».

I podcast del Gruppo Gedi, aggiunge Zanaboni, non vengono abbandonati «nel mare magnum delle piattaforme Spotify, Apple, Amazon o Google, dove scomparirebbero». Gedi ha lanciato la propria piattaforma, One Podcast, dove pubblica centinaia di contenuti (oltre che sui siti di Repubblica o la Stampa).
Con le grandi piattaforme, spiega ancora Zanaboni, «facciamo un lavoro di partnership in modo che i nostri podcast siano più facilmente visitabili». In particolare i più popolari.
UN ARBITRO SUPER PARTES
in Italia, certo, pesa l’assenza di un’indagine super partes, visto che i dati di ascolto sono pubblicati dai creatori di contenuto, rilevati tramite ricerche interne. Di conseguenza nessuno può garantirne l’imparzialità.
Tuttavia nuovi titoli continuano a spuntare fuori come funghi (in Italia ne vengono pubblicati 11mila all’anno). Alcuni prodotti sono altamente professionali; altri tentano la fortuna in un Paese che ama sempre più il podcasting. Le persone che hanno ascoltato almeno una trasmissione nel mese sono passate dai 9,3 milioni del 2021 agli 11,1 milioni del 2022. Con numeri del genere è difficile mettere in discussione la profezia di Zanaboni.